L’amore che ho per te è profondo come gli abissi del mare per te ovunque andrei anche nell’aldilà… Il tuo corpo profuma d’oleandro e questo profumo mi entra nelle narici dolcemente piano, piano… Un odore divino che mi scioglie come neve al sole… La mia vita per te è come appesa ad una tela senza fili il mio amore è senza confini… Tu come una visione nel deserto appari e il mio cuore rapisci senza fiato mi lasceresti ma so che non lo faresti più dolce cosa non ci sarebbe amore mio
Che cos’è l’empatia? Quella meravigliosa e terribile facoltà che fa percepire gli stati d’animo degli altri, quasi la disperazione o la tristezza del mondo intero. Forse questo è l’animo del poeta che coglie il sentire e lo esprime nei versi in cui tutti riescono a riconoscersi.
Mi fermo un attimo oggi sto in silenzio, c’è solo quella vocina quella che sussurra sempre dentro, quella che a volte ascoltiamo a volte preferiamo di no. Ma oggi mi devo fermare perché è insistente perché è triste… Allora lascio che parli e lei smarrita e sincera detta parole e guida la mano… sperando. C’è tanta angoscia, un muto pianto, che arriva in cielo le voci del mondo che gridano… e risvegliano la voce che è in me.
Tocca le corde dell’anima questa lirica di Mariantonietta Valzano, portando a riflettere amaramente sul destino degli ulivi del Salento, straziati dalla xylella e oserei direi dimenticati in angoli di territorio che sta perdendo una preziosa testimonianza della sua identità. Guardando, oggi, gli scheletri muti di tronchi devastati e scarnificati, viene da sedersi in un cantuccio di terra e piangere, sì piangere lacrime per confortare l’arida realtà e lavare le immagini di irrecuperabile declino. Tanto amati, gli ulivi del Salento, oro prezioso di cui orgogliosamente si sono pregiati i nostri padri e poi ancora i nostri nonni e poi ancora intere generazioni, che hanno venerato questo tesoro e ne hanno glorificato il frutto. Oggi solo tronchi nudi di foglie e braccia che implorano aiuto. Non potevo astenermi dal commentare, in maniera personalistica e istintiva, una lirica che mi ha turbato e che mi ha fatto ricordare quanta amarezza accompagni il destino degli ulivi secolari, tra l’altro ispiratori del Premio Vitulivaria, che ho voluto chiamare così proprio in nome di ulivi e viti che sono i gioielli di un Salento magico. Grazie alll’autrice e alla sua profonda e intensa sensibilità poetica per averci donato una lirica emozionante e incisiva. [Maria Rosaria Teni]
Anime stropicciate dalla tempesta
che si ergono sopra la sconfitta
tendendo il cuore a un cielo muto…
Ancora muto…
Anime arse che in solitaria
lottano e non si arrendono.
Respirano la vita intorno
per avere speranza
si nutrono di amore e solitudine
in mezzo a un prato verde
dove ancora possono trovare il seme
di quella felicità agognata
o perduta ma mai disattesa
Anime coraggiose che rinascono
dopo che si sono spogliate di tutto
e che un giorno torneranno a fiorire
di quei frutti dolci come l’amore
e profumati come la vita
Mariantonietta Valzano Foto Paola Trono – Olivi straziati dalla xylella nel Salento
Sempre più spesso, specie in questa estate anomala caratterizzata da temperature record perfino nell’Artico e nell’Antartide si parla con grande preoccupazione, dello scioglimento dei ghiacciai, la nostra riserva idrica e ambiente di ecosistemi particolari.
Quello dello scioglimento dei ghiacciai è uno degli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici in atto.
Le attività dell’uomo, in particolare l’immissione in atmosfera di gas serra e altre sostanze inquinanti, stanno comportando un aumento delle temperature a livello globale e questo significa appunto riduzione drastica dei ghiacciai.
Già dagli anni 70 si era registrato un allarmante riduzione dei ghiacci ai poli ma adesso il fenomeno è diventato mondiale
Cause dello scioglimento
Secondo alcune rilevazioni condotte dalla Nasa, scompaiono ogni anno a ridosso del Polo Nord 300 miliardi le tonnellate di ghiaccio e circa 130 miliardi al Polo Sud. A questa perdita va aggiunta quella di molti ghiaccia di montagna sparsi nel mondo. I ghiacciai costituiscono il 69% di acqua dolce presente sul pianeta,ma ogni anno questa riserva è destinata a diminuire a fronte di una sempre maggiore richiesta di acqua.
Conoscere le cause può aiutare a capire come anche gli incendi,così frequenti in questa estate 2022 abbiano anch’essi un ruolo importante :
produzione di CO2 dalle attività umane, come trasporti, realtà industriali e allevamento;
deforestazione dei polmoni verdi del mondo;
sfruttamento di combustibili fossili per il settore energetico
riscaldamento globale. Si stima che la temperatura media mondiale sia cresciuta di un grado dal 1800 a oggi, dato che potrebbe attestarsi alla soglia dell’1.5 o dei 2 gradi entro il 2050.
Conseguenze
Oltre alla scomparsa di ecosistemi locali con evidenti ricadute sull’uomo ,sulla vegetazione e sugli animali, come accade con orsi,tartarughe marine,pesci artici e foche che già sono in difficoltà di sopravvivenza e il cui numero va scemando.
Altre conseguenze sono:
aumento del livello dei mari: uno studio condotto nel 2018 dall’Università di Bristol ha rivelato che lo scioglimento completo dei ghiacci in Antartide potrebbe portare a un aumento del livello dei mari di 58 centimetri. E se questo accadesse in in Groenlandia, dove è presente una delle masse ghiacciate più estese del mondo,si potrebbe arrivare ad un innalzamento di quasi m.7,5. ùUlteriori centimetri di innalzamento potrebbero essere causati dallo scigliment dei ghiacciai delle montagne e città costiere come Viareggio o Venezia in Italia sarebbero sommerse.
modifiche all’albedo terrestre: la superficie bianca rappresentata da nevi e ghiacci aiuta a riflettere la radiazione solare, mantenendo le temperature stabili sulla Terra. Una riduzione di questa porzione avrebbe come primo effetto un maggior assorbimento di energia nel terreno, liberata sotto fonte di calore, per un aumento ulteriore delle temperature;
stravolgimenti climatici: la massa d’acqua altererebbe a usa volta il clima e le correnti cicloniche con fenomeni estremi a cui in parte già stiamo assistendo come trombe d’aria ,uragani e tropicizzazione di aree temperate o addirittura nordiche con aumento della desertificazione al centro dell’Africa e aumento degli incendi.
riduzione della biodiversità: Come già evidenziato ci sarebbero cambiamenti nella flora e nella fauna con migrazioni di specie marine verso zone più fredde. Conseguenze analoghe si avranno anche per le specie animali e vegetali terrestri, tra cui ad esempio i funghi , ma anche specie coltivate messi, a repentaglio dall’innalzamento delle temperature.
alterazione della catena alimentare: per diretta conseguenza di distruzione o cambiamento di ecosistemi,molte specie si troverebbero in difficoltà per cibarsi e questo, a sua volta ,ne provocherebbe pian piano l’estinzione propria o di specie affini.
Cosa possiamo fare ?
Lo scioglimento dei ghiacciai può essere rallentato, se ciascuno di noi opera con scelte quotidiane volte a contrastare la crisi ambientale. Sul fronte politico, i governi devono implementare misure per evitare una crescita incontrollata delle temperature. Ad esempio rispettando gli accordi di Parigi stipulati nel 2016 sul ridimensionamento delle emissioni di gas e sostanze inquinanti
fronte personale, anche piccole azioni quotidiane potrebbero rivelarsi fondamentali per l’ambiente:
ottimizzare i consumi energetici per evitare sprechi, così da ridurre il proprio impatto sulle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Per farlo, scegliere elettrodomestici a basso consumo, sostituire vecchie lampadine con soluzioni led , evitare di lasciare dispositivi in stand-by e ridurre la temperatura di riscaldamento sul termostato di casa;
scegliere fonti rinnovabili per il proprio approvvigionamento energetico;
optare per la mobilità sostenibile per piccoli grandi e spostamenti, sia approfittando di vetture elettriche a zero emissioni, mezzi agili di spostamento urbano come biciclette e monopattini, oppure scegliendo il trasporto pubblico;
scegliere servizi e prodotti a chilometro zero per abbattere i costi in CO2 dovuti al trasporto e allo stoccaggio, resi ultimamente anche più costosi dall’aumento dei prezzi dei carburanti
puntare su un’alimentazione consapevole, basata su pietanze locali e prodotti di stagione, con riduzione del consumo di carne limitando i costi di produzione e l’inquinamento dovuti agli allevamenti intensivi.
Altre opzioni per rallentare lo scioglimento dei ghiacciai non mancano. Da oltre dieci anni, una zona del ghiacciaio del Rodano, in Vallese, viene coperta con telibianchi appositamente pensati per schermare i raggi del sole..
Questi materiali geotessili sono molto efficaci su piccola scala, laddove si vuole ridurre lo scioglimento a livello locale per ragioni economiche,. “Tuttavia, non sono concepiti per salvare un ghiacciaio intero. I costi supererebbero i benefici economici.
L’iniezione di particelle di aerosol nell’alta atmosfera per aumentare la quantità di luce solare riflessa forse potrebbe rallentare la progressiva perdita dei ghiacciai, ma non fermarla. Inoltre, gli effetti collaterali a lungo termine di interventi così radicali potrebbero avere conseguenze ancor più catastrofiche .
Pur essendo un gigante della letteratura italiana del primo Novecento, Clemente Rebora rientra tra i poeti italiani meno noti ai più. Difficilmente troverete una sua poesia nelle antologie scolastiche. La sua poesia è molto influenzata dalla sua esperienza bellica avvenuta durante la prima guerra mondiale. Esperienza da cui ne uscì profondamente segnato a causa degli orrori che vide in prima persona e che visse sulla sua stessa pelle. Sopravvisse, infatti, a una ferita alla tempia causatagli dallo scoppio di una granata. Questo episodio lo colpì intensamente provocando in lui una profonda crisi psicologica. Si disse che soffriva di nevrosi da trauma. Riuscì a superare questa crisi solo grazie alla fede e alla conversione al cattolicesimo. All’età di 45 anni ricevette la cresima e qualche mese dopo decise di diventare sacerdote.
La poesia di Rebora che ha come tema la guerra è particolarmente cruda, non priva di episodi macabri tesi a sottolineare le atrocità della guerra. Lo scopo è chiaro: suscitare pietà per la povera umanità trucidata dalla ferocia della guerra.
Viatico
O ferito in fondo alla piccola valle,
avrai chiesto aiuto con molta insistenza
se tre compagni di guerra integri
morire per te che quasi più non eri vivo.
Tra melma e sangue
come un albero abbattuto
e il tuo lamento straziante continuava,
senza pietà per noi rimasti in vita
a contorcerci perché non vedevamo l’ora che finisse,
velocizza la tua morte,
tu solo puoi mettere fine a questa sofferenza,
e ti sia di conforto
nelle tue condizioni di demenza ma ancora cosciente
in questo momento di attesa della morte
l’intorpidimento della sensibilità,
ma ora devi attendere quel momento in silenzio –
grazie, fratello.
In questa poesia Rebora assiste a una scena a dir poco raccapricciante. Tre compagni assistono un commilitone gravemente ferito. Il soldato ridotto a un tronco senza gambe invoca aiuto e i suoi compagni, impotenti di fronte a quella scena e spaventati dalla paura di morire,, lo pregano di affrettare la sua morte. Può sembrare crudele ma il messaggio è chiaro: la guerra è così disumana e orribile che persino la morte messa a confronto si mostra come un’esperienza meno crudele.
Voce di vedetta morta
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
affar di chi può, e del fango.
Però se ritorni
tu uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte, dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
sòffiale che nulla del mondo
redimerà ciò ch’è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.
Anche in questa poesia colpiscono le immagini macabre. Un corpo morto ridotto in poltiglia nella mente del poeta ancora emette un lamento. Il suo pensiero si rivolge a chi una volta sopravvissuto in guerra, tornerà a casa. Gli chiede di non parlare di guerra a coloro che non la conoscono e di non lasciarsi prendere dalla disperazione, di non abbandonarsi, incitandolo soprattutto ad aggrapparsi alla vita, a vivere e ad amare intensamente, ma a non dimenticare coloro che sono morti in guerra ( sia dal punto di vista fisico che morale) a cui nessuno potrà mai più ridare indietro la vita.
Eros e cibo vanno d’accordo su vari fronti: mangiare bene ci fa sentire più attraenti, cucinare assieme al partner è di fatto un preliminare dell’amore, in più esistono cibi che fanno bene al sesso e aiutano a stare meglio sotto le coperte. Freud è stato il primo ad associare in modo diretto questi due ambiti, poiché fame, sete, desiderio sessuale sono pulsioni istintive degli uomini e ne influenzano i comportamenti, in maniera più o meno consapevole. l’istinto di sopravvivenza ci spinge a mangiare, ma ci spinge anche a perpetrare la specie tramite la sessualità; per questa ragione il Padre della Psicoanalisi definiva “pulsioni di Autoconservazione” sia la fame, sia il desiderio sessuale ed ecco perché il legame fra sesso e cibo è molto forte e presente nella cultura di ogni popolo e in ogni epoca storica. Molti sono i punti in comune tra i due argomenti: sono piaceri intensi ed appaganti, hanno aspetto simbolico da un punto di vista sociale, nel senso che vanno praticati in compagnia (in molte Società il digiuno e l’autoerotismo sono considerate fatti negativi), sono indispensabili per la sopravvivenza e per l’evoluzione della Specie. Nella danza della seduzione il cibo e l’eros vanno a braccetto. Fin dai tempi più antichi infatti, l’uomo si è lasciato trasportare dal gusto di alcuni cibi che provocavano in lui il desiderio sessuale. Popoli, culture e civiltà diverse, hanno inventato “pozioni e filtri d’amore” per sedurre, incantare l’altro sesso e per migliorare le proprie prestazioni sessuali. Nella Bibbia si parla dei poteri della radice di mandragola, nella civiltà greca e romana tutti i più grandi poeti di quel periodo cantarono le lodi ora di questo ora di quell’alimento, ritenuto capace di esaltare le virtù amorose. Molto spesso l’appetito sessuale si trasforma in appetito di cibo. Sono due aspetti della vita profondamente legati. Cibo e sesso servono, non solo per la sopravvivenza ma soprattutto per la socializzazione e per la soddisfazione personale. I piaceri della gola si intrecciano alla sessualità nella religione, mitologia, tradizione e nelle diverse culture. Alcune sostanze contenute nei cibi, per le loro proprietà vasodilatatorie e migliorative dell’umore, sono senza dubbio buone alleate del desiderio sessuale. Sono i così detti cibi affrodisiaci che, favorendo il benessere generale, possono aiutare ad avere anche una buona vita sessuale e influiscono sul desiderio. Il termine afrodisiaco deriva dal nome della dea greca dell’amore e della bellezza: Afrodite. L’origine degli alimenti afrodisiaci risale fin dall’antichità, dalla cultura Egiziana, Greca, Romana, Giapponese…
Quinto Orazio Flacco è uno tra i tanti importanti poeti dell’ antica Roma che grazie alle sue opere espresse il legame tra il cibo e il sentimento: in particolare nelle sue opere emerge l’ importanza che egli attribuisce al vino, fonte di svago, spensieratezza e consolazione dalla sofferenza umana
Che infelicità Non potersi concedere ai giochi dell’amore, Al piacere del vino in cui si perdono gli affanni. E dover morire di paura Alle parole sferzanti di un parente Il figlio alato di Afrodite Ti ruba, Neobùle, il cesto da lavoro E la luce isolana di Ebro Ti distoglie dall’opera di tessitura A cui si dedica Minerva, Quando con le spalle lucide d’olio S’immerge nelle acque del Tevere…
Afferra l’attimo
Non chiedere, o Leuconoe, (non è lecito saperlo) qual fine abbiano a te e a me assegnato gli dèi, e non tentare calcoli babilonesi. Quant’è meglio accettare quel che sarà! Ti abbia assegnato Giove molti inverni, oppure ultimo quello che ora affatica il mare Tirreno contro gli scogli, sii saggio, filtra vini, tronca lunghe speranze per la vita breve. Parliamo, e intanto fugge l’astioso tempo. Afferra l’attimo, credi al domani quanto meno puoi.
*Afferra l’attimo, trova la gioia nelle piccole grandi cose che la vita ti offre, non porti chissà quali aspettative perché vedrai il tuo tempo fuggire astioso…mangia cibi succulenti, un buon bicchiere di vino e inebriati d’amore…ed anche la cioccolata può essere un piccolo, grande piacere…
ODE ALLA NUTELLA
Tentami… con un dito affondo nella tua profumata morbidezza… Già quel contatto mi inebria e pregusto l’orgastico piacere che riuscirai a donarmi. Lento il dito raggiunge la bocca, alcova di sapori, ed è estasi! Chiudo gli occhi per gustarti fino in fondo e lascio che il godimento passi dalla lingua alla gola. Oh Nutella mi piace possederti!
TANTI SPETTATORI PER LA UNESCO ROAD DEL MONFRÀJAZZ FEST
Pubblico e applausi per l’offerta di musica, paesaggio e prodotti della tradizione a cavallo di ferragosto
Tre giorni intensi e quattro concerti a cavallo di Ferragosto per il Monfrà Jazz Fest il 13, 14 e 15 agosto, che hanno attirato un pubblico più che mai contento di aver preferito le colline del Monferrato a qualche affollata località di mare.
Il primo sabato 13 con la terrazza di Hic et Nunc di Vignale e il paesaggio al tramonto a fare da cornice al quartetto Va de Bolero, formato da Edda Pando (voce), “Cesc” Marco Franceschetti (sax), Antonio Pumpo (chitarra) e Riccardo Vigorè (contrabbasso) con un programma incentrato sull’America Latina e declinato sull’«amore che a volte fa male, ma che ti permette di risorgere» come spiega Edda, che questa musica se la porta dentro dal Perù di cui è originaria. Un repertorio costruito, ovviamente, dal bolero ma anche dal son cubano che, attraverso testi rigorosamente in spagnolo, trasporta lo spettatore in un viaggio caldo come il vento del Sud.
“Un abbinamento decisamente romantico” commenta Ima Ganora Presidente dall’Accademia Europea d’Arte Le Muse. Tra i pezzi proposti ‘Llorona’, divenuto celebre per essere apparso anche nel film animato Coco della Disney, ‘Esperame en el Cielo’, portato in Italia da Mina, ma anche canzoni più particolari come ‘Historia de un amor’, ‘Moliendo Cafè’ o ‘Contigo Aprendì’. Il risultato finale è quello di un caldo e lungo abbraccio in cui tutti i sensi vengono coinvolti da un parterre sold out che ha apprezzato la dinner box e la degustazione di vini della cantina.
Il giorno dopo il Jazz è alla conquista della Valcerrina, che quest’anno ha assunto un ruolo importante in questa parte “UNESCO Road” del Monfrà Jazz Fest. Siamo a Piancerreto nel giardino del buen retiro che fu di Armand Gattì, scrittore, drammaturgo, regista teatrale e cinematografico in quell’irripetibile momento storico culturale che fu la Francia degli anni ‘60. Nella casa zeppa di libri e memorabilia lo ricorda la mostra fotografica di Paolo Gasparini (aperta fino al 24 agosto); fuori lo evoca il sindaco Marco Cornaglia e la musica di Andrea Rogato al pianoforte (chiamato a sostituire Alberto Gandin) e la voce Mara Panico, attraverso un coerente omaggio al cinema, che vede abbinare ogni brano a una pellicola. Woody Allen in primis da ‘Take the A Train’ di Radio Days, a ‘Stomping at the Savoy’ di Criminali da strapazzo, ma il pubblico si accende di ricordi anche per ‘Via con me’ in French Kiss, o con la citazione di ‘Fly me to the moon’ in Wall Street. Davvero un bel modo per ripassare il mondo della celluloide con una voce straordinariamente espressiva, capace di trasformarsi in un sussurro o in un ruggito o diventare incredibilmente sexy quando esegue ‘Why don’t you do right’ resa immortale dall’interpretazione di Jessica Rabbit. Il pubblico, seduto letteralmente in ogni angolo del giardino, ne è conquistato.
Dopo la merenda sinoira della Pro Loco di Piacerreto ci si sposta di pochi chilometri a Mombello. Accolti dal sindaco del comune Augusto Cavallo e da Roberto Imarisio, proprietario dell’azienda la Cantinetta e di un magnifico balcone sulle colline. Mentre il pubblico immancabilmente degusta vini e specialità locali si esibiscono Gege Picollo alla chitarra e Laura Tartuferi alla voce. Insieme imbastiscono un viaggio che comincia alla radici del Jazz, con la voce di Laura che evoca un coro gospel di una chiesa del Mississippi, per poi seguire le suggestioni di Billie Holiday, Nina Simone, Ray Charles e arrivare persino ai giorni nostri e ai Jackson Five, in una serata confidenziale e intima (inteso come senso di amicizia, il pubblico è numeroso) tutta da godere come un buon calice di vino rosso.
La tre giorni no-stop del Monfrà Jazz Fest si è conclusa con la “conquista” monferrina della Fortezza di Verrua Savoia, una rocca che per secoli ha avuto una importanza strategica per controllare l’accesso verso il suolo d’Aleramo. Oggi per fortuna non ci sono più belligeranti, ma un panorama a 360 gradi sul Po e le colline, reso ancora più suggestivo dalle luci del tramonto.
Uno sconfinamento che si è reso possibile grazie alla collaborazione iniziata quest’anno con l’associazione La Rocca che ha organizzato la serata con visite guidate alla Fortezza e merenda sinoira sulla terrazza più alta del complesso e il concerto. Come ha spiegato Ima Ganora a un pubblico decisamente numeroso “E’ un concerto a cui noi teniamo tantissimo perché dedicato a un grande nostro amico e a un grandissimo musicista, Gigi Di Gregorio che era solito festeggiare il ferragosto con un concerto jazz e a noi piace ricordarlo così”.
Maurizio Santagata che è stato collega di Gigi nella scuola ha ricordato la figura di Di Gregorio anche per il suo lavoro come insegnante di sostegno specializzato in scienze motorie. “Gigi era una persona sempre sorridente, pieno di energia e capace di affrontare le difficoltà della scuola con ottimismo. E’ stato capace di portare delle innovazioni nel modo della scuola creando un particolare spazio d’incontro tra i ragazzi normodotati e quelli un pochino ‘speciali’ a cui lui soprattutto si dedicava e in cui tutte le potenzialità venivano fuori. Uno spazio bellissimo in cui ciascuno poteva trovare la sua dimensione e che ha ottenuto riconoscimenti da parte del Ministero dell’Istruzione”.
E poi a evocare Gigi è stata la musica: Marco Puxeddu alla batteria, Giorgio Allara al contrabbasso, Massimo Minardi alla chitarra e Frank Taschini al sassofono hanno condiviso con Gigi non soltanto tante volte il palco ma anche risate e chiacchiere. Di Gregorio è stato protagonista anche nei brani: tanti quelli composti da lui come ‘Words to the wind’ e ‘Eyes and colors’, quando al quartetto si è aggiunto un altro amico di Gigi, il musicista Alberto Varaldo con la sua armonica a bocca digitale. Anche la chiusura è stata affidata a una composizione di Gigi Di Gregorio ‘Sorry for yesterday’ che ha per incipit un assolo di sax molto toccante…Così come la consegna, al termine della serata, della maglietta del Fest alla moglie di Gigi, Silvia.
Ultimo concerto agostano per il Monfrà Jazz Fest giovedì 25 agosto alla Birreria Moonfrà di Casale, con il duo formato da Gabriele Guglielmi alla voce e Gege Picollo alla chitarra per una concerto interamente dedicato a Cole Porter (info e prenotazioni: birreria Moonfrà, tel. 0142.234234 info@birrificiomoonfra.com).
Poi dai primi giorni di settembre il ritmo del Fest si farà ancora più serrato.
Saffo (in greco antico: Σαπφώ, Sapphó o Sapfó; Eresos, 630 a.C. circa – Leucade, 570 a.C. circa) è stata una poetessa greca antica. Saffo era originaria di Eresos, città dell’isola di Lesbo nell’Egeo; le notizie riguardanti la sua vita sono state tramandate dal Marmor Parium, dal lessico Suda, dall’antologista Stobeo, e da vari riferimenti di autori latini (come Cicerone e Ovidio). Nacque in una famiglia aristocratica che fu coinvolta nelle lotte politiche tra i vari tiranni che allora si contendevano il dominio di Lesbo (tra cui Melancro, Mirsilo e Pittaco); per una decina di anni Saffo seguì la propria famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa o ad Akragas. Successivamente ritornò a Ereso, dove fu direttrice e insegnante di un tiaso, sorta di collegio in cui veniva curata l’educazione di gruppi di giovani fanciulle di famiglia nobile, incentrata sui valori che la società aristocratica di allora richiedeva a una donna: l’amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l’eleganza raffinata dell’atteggiamento.Ebbe tre fratelli, Larico, coppiere nel pritaneo di Mitilene, Erigio, di cui si conosce solo il nome, e Carasso, un mercante, che, secondo quanto emerge dalle poesie di Saffo, durante una missione in Egitto, si sarebbe innamorato di un’etera, Dorica, rovinando economicamente la propria famiglia.La Suda dice che Saffo sposò un certo Cercila di Andros, nota probabilmente falsa e tratta dai commediografi; dal marito ebbe comunque una figlia di nome Cleide a cui dedicò alcuni teneri versi. Gli antichi furono concordi nell’ammirare la sua maestria: già nell’antichità Saffo, a causa della bellezza dei suoi componimenti poetici e della conseguente notorietà acquisita presso gli ambienti letterari dell’epoca, fu oggetto di vere e proprie leggende, la sua poesia divenne paradigma dell’amore omosessuale femminile, dando origine al termine “saffico”. È noto che la poetessa nutrisse per le fanciulle che nel tiaso educava alla musica, alla danza e alla poesia un amore omosessuale: secondo la tradizione, fra l’insegnante e le fanciulle nascevano rapporti di grande familiarità, talora anche sessuale. Probabilmente il fatto va inquadrato secondo il costume dell’epoca, come forma prodromica di un amore eterosessuale, cioè una fase di iniziazione per la futura vita matrimoniale. Tale pratica non era affatto immorale nel contesto storico e sociale in cui Saffo viveva: infatti, per gli antichi Greci l’erotismo – che si teneva strettamente lontano dalla pedofilia tutelando i bambini d’ambo i sessi che non avessero compiuto una certa età da figure estranee – si faceva canale di trasmissione di formazione culturale e morale nel contesto di un gruppo ristretto, dedicato all’istruzione e alla educazione delle giovani. La poetica di Saffo s’incentra sulla passione e sull’amore per vari personaggi e per tutti i generi. Saffo compose degli epitalami, struggenti canti d’amore per le sue allieve destinate a nozze e questo ha lasciato supporre un innamoramento anche con componenti sessuali. La data della morte di Saffo non è ufficialmente nota ed è stata attestata attorno al 570 a.C. Probabilmente la poetessa ha raggiunto la vecchiaia, intuizione avuta leggendo alcuni versi in cui parla del decadimento fisico.
Saffo, nei suoi versi esalta le donne amate: dedica i suoi componimenti raffinati ed eleganti alle ragazze di cui si innamora, talvolta non ricambiata. Le destinatarie delle sue parole sono allieve della sua scuola, alle quali la poetessa dell’isola di Lesbo insegnava la musica e la danza, giovani donne che fanno mancare il respiro a Saffo. Tra le sue poesie d’amore più celebri ricordiamo Tramontata è la luna, nella cui traduzione si cimentò anche Salvatore Quasimodo.
Tramontata è la luna
Tramontata è la luna e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza già dilegua, e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros, come vento sul monte lo che irrompe entro le querce, e scioglie le membra e le agita, dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele; e soffro e desidero
*L’amore quando è vero ed intenso ti scuote e ti agita specialmente di notte, quando il silenzio acuisce i desideri…da sempre i poeti cantano il sentimento d’amore in tutte le sue forme..e Saffo è la poetessa simbolo della letteratura greca