A Piero Angela, 14/08/2022),Gabriella Paci

Quando un’anima grande compie il suo

volo infinito la terra rimane attonita

perché sa di aver perduto qualcosa di

prezioso e raro.

Ci lascia un uomo nel vuoto d’assenza

 che ci ha guidato nella scoperta

del mondo con la sua voce pacata

la spiegazione calibrata e  il suo sorriso

a dire che la vita è meravigliosa

anche quando ci appare disastrosa

e che I suoi segreti spiegati ci fanno sentire appagati

di riuscire ad indossare l’abito dei giorni sperando

di capire meglio il mistero del viaggio della vita.

Ci ha accompagnato nel tempo e nel tempo

abbiamo compiuto viaggi nel passato,nel presente

nel futuro: novello Verne ci ha fatto sognare

una scienza già realtà anche se pareva fantasia

e nel pianeta con lui abbiamo avuto uno sguardo

oltre l’apparenza delle cose nel velo dismesso

dell’ignoranza   che ci rendeva ciechi alle cose.

Piero Angela e il suo programma “Quark”

Addio Piero Angela

Piero Angela è morto. Il giornalista e divulgatore scientifico noto per i suoi programmi sulla Rai aveva 93 anni. Ad annunciarlo con un breve post su Facebook il figlio Alberto: «Buon viaggio, papà». Era nato a Torino il 22 dicembre 1928. La serie Quark a cui ha legato il suo nome è cominciata nel 1981. È stato anche inviato e conduttore del telegiornale della Rai. Angela era anche un musicista (suonava il pianoforte) e un estimatore del jazz. Piero Angela aveva 93 anni ma è stato attivo fino alla fine: «Il mio corpo è come una macchina: il motore avrà anche 80mila chilometri, ma il guidatore ha solo 45 anni», diceva di lui e della sua veneranda età. È stato fondamentale per la televisione italiana: divulgatore scientifico, conduttore, saggista, scrittore, giornalista. Le sue trasmissioni in stile anglosassone hanno rivoluzionato il modo di raccontare la scienza, la storia e hanno rafforzato il genere documentaristico, arricchendo il bagaglio culturale italiano e regalando inestimabile valore alle teche Rai.

*Addio ad un grande uomo di cultura, discreto, cordiale, riusciva a fare amare la scienza e il mondo circostante anche alle persone più semplici. Quark è uno dei pochi programmi che appartengono ai miei ricordi fin da piccola…ha lasciato il figlio, degno erede del padre.

È poesia…

Eleonora Rimolo – poetessa

Foto : Joan Josep Barcelo

SE DIVENTEREMO ciechi
io e te
crederemo di non aver visto
abbastanza di non averci
visti a sufficienza come se
si potesse invecchiare oltre
la sufficienza, invecchiare ancora
dopo la morte, per coccolare
questa grazia infinita
del finire.
.
.
SI ENS TORNÉSSIM cecs
jo i tu
creuríem que no haver vist
prou no haver-nos
vist bastant com si
es pogués envellir més enllà
de la suficiència, envellir encara
després de la mort, per a acariciar
aquesta gràcia infinita
del final.
.
.
Eleonora Rimolo

Traduzione dall’idioma italiano all’idioma catalano a cura di Joan Josep Barcelo

http://alessandria.today/2022/08/13/e-poesia-3/

http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/08/13/e-poesia-2/

Maschere sociali, oltre l’apparenza.

Le maschere sociali, secondo la psicologia junghiana, sono i ruoli che interpretiamo, gli status nei quali ci identifichiamo, gli abiti di circostanza che indossiamo a seconda del contesto in cui ci troviamo, delle persone e delle situazioni che ci stanno intorno: lavoro, famiglia, amici. Nell’antichità, presso molte popolazioni, le maschere venivano indossate solo in determinate “occasioni rituali” che marcavano importanti fasi di trasformazione per la comunità di appartenenza (iniziazioni o riti di passaggio). Nelle società moderne le cose stanno diversamente a causa della comparsa del concetto di identità personale. L’essere umano ha sempre avuto l’esigenza psicologica di adottare delle maschere di fronte agli altri, come messo in luce dal sociologo Erving Goffman nel libro “La vita quotidiana come rappresentazione”. Per Goffman la libertà individuale è un’utopia e la vita quotidiana dell’essere umano è scandita come una performance teatrale dove ognuno di noi non può fare a meno di interpretare una parte, complementare a quella di tutti gli altri individui con cui interagiamo. Il compito di insegnare agli individui a non indossare le maschere sociali proposte dal mercato è affidato alla scuola che, per questo motivo, deve essere pubblica per essere indipendente dal mercato e insegnare il pensiero critico. In Occidente, ma la globalizzazione sta esportando il modello ovunque, l’individuo vive nella società del guadagno, dell’egoismo, dell’informazione, della manipolazione, della pubblicità, della moda e delle apparenze, che danneggiano la costruzione dell’identità di ognuno.

“Chissà se un giorno butteremo le maschere” è una poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta “Quaderno di quattro anni” del 1977.
Eugenio Montale, in “Chissà se un giorno butteremo le maschere” vuole farci riflettere sull’autenticità delle persone che ci circondano. Spesso, infatti, ci capita di incontrare persone che all’apparenza sembrano perfette, ma spesso nascondono una triste verità. Si conoscono davvero le persone intorno? Quanto è raro incontrare chi ha volto e maschera che coincidono, ma è probabile che egli stesso non sappia il suo privilegio. E chi l’ha saputo, chi ha scoperto che il suo volto era pari alla sua maschera, pagò il suo dono con balbuzie.

“Chissà se un giorno butteremo le maschere”

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.

*Oggi più che mai questa poesia bellissima e profonda del Montale è attuale. Tutti indossiamo maschere e mascherine e siamo talmente abituati a mostrare un falso volto di circostanza che diventa un’abitudine. E se qualcuno si mostra più autentico e sincero viene considerato pazzo.

La poesia del sabato

Maria Pellino – scrittrice e poetessa

A profusione

Tra le pieghe
di quel vociare penetra un ricordo,
riverbero di dolcezza,
eco di radice,
richiamo di sangue.
I suoni si consumano
dissipandosi come granelli
di sabbia rovente tra le dita.
Lentamente tra le crepe
defluisce l’amore
che scardina ogni ragione,
ogni orizzonte indefinito
e scalza incubi e inquietudini.
Tutto si trasfigura
in un nugolo di vivide gemme,
un manto d’intenso
che avvolge l’anima
al suo smarrirsi
nelle ore oscure.
E rimangono le stelle,
arzille sorelle,
a inondar la notte
di nitore e di sogni a profusione.
@MariaPellino

https://www.facebook.com/PensieridiMary

il silenzio ,di STEFANO Polo

IL SILENZIO

written by: Stefano Polo

Il silenzio entra freddo in questa stanza
come se fosse vuota, priva di vita
senza amore ma neppure odio…
Ti senti vuoto
nessun suono emana il tuo cuore
vie vuote dentro il tuo animo freddo
come il primo gelo d’inverno.
L’indifferenza è dentro te
come se si fosse impadronita del tuo animo
incatenandolo ad una fredda porta…
Ma un giorno il sole dentro di te riappare
l’indifferenza all’improvviso scompare
dentro di te l’animo freddo si scalderà
e l’amore tornera’.