Sabrina Amadori – poetessa e Joan Josep Barcelo poeta e artista
Essere terra, essere respiro il respiro lungo del fiume che tocca l’orizzonte il vuoto di luce oltre le montagne, restare aggrappati a un respiro a un filo di vetro, di pianto e di fuoco essere il tuffo e lo schianto amare come si ama un inizio una fonte che rompe il silenzio nel bosco. . . Ser terra, ser alè el llarg respir del riu que toca l’horitzó el buit de llum més enllà de les muntanyes, romandre aferrats a un respir a un fil de vidre, de plor i de foc ser la capbussada i el trencament estimar com s’estima un inici una font que trenca el silenci al bosc. . . Sabrina Amadori
La fantasia onirica del poeta, si traduce nei versi in immagini volte a trasportare il lettore in mondi ideali, al di fuori del tempo. E quale migliore ispirazione lo sguardo bambino alla bellezza del creato verso cui l’anima tende.
Attraverserò i campi di grano ridendo con l’allegra giocosità di un bambino felice. Correrò a perdifiato dove l’erba è più alta, mossa dal vento, come onda di mare. Sarò papavero e spiga vento e raggio di sole. E poi le mie braccia diventeranno ali e spiccherò il volo. Su e più su, libera, tra le nuvole, sarò soltanto aria.
DISTANZA Quella luce che non sa spegnersi, quel silenzio che non vuole tacere, quel tocchi lievi che sfiorano le mani riempiono i giorni ormai. Tra le pareti screpolate di questa casa sul mio disordinato davanzale la finestra è sempre accostata e scricchiola ad ogni soffio di vento il cuore sulle ali della nostalgia. VINCENZO POLLINZI – Maggio… Foto di Iaquinta Tommaso Smith
I Dialoghi dell’Arancia è un’opera complessa che può essere letta e considerata come un ipertesto per la sua strutturazione che si basa sull’interazione di brani brevi di prosa dell’autore e di suoi dipinti e fotografie.
In questa sede non si vuole dare un’interpretazione delle opere figurative a livello di critica estetica d’arte, quanto piuttosto ricercare le intenzioni lucidissime del Nostro nel veicolare messaggi che hanno a che vedere con il sogno e l’utopia nella loro funzione didascalica soprattutto tramite i dialoghi immaginari tra lo stesso Cinquegrani e l’Arancia, frutto salutare della sua Sicilia, che nella prima immagine, una fotografia, viene rappresentata sorridente come un volto ritagliato sulla sua buccia con bocca e denti, un’arancia quasi antropomorfica e che parla nel suo dialogare con Cinquegrana in una maniera intensa..
Preziosa per arrivare ad una definizione filosofica e filologica dell’opera la prefazione acuta, centrata e ricca di Enzo Concardi per farci entrare nel merito del composito e articolato progetto.
E viene spontaneo chiedersi se tra tanti precipitati che la natura ci offre, fiori, frutti e animali, Maurizio abbia scelto proprio l’arancia e non la rosa, l’ulivo, il passero o il cane per fare degli esempi.
La risposta alla suddetta domanda risiede nel fatto che l’Arancia stessa diviene qui un simbolo di solarità e viene in mente a questo proposito il poeta Goethe che nel Viaggio in Italia, rimaneva incantato dai limoni e dalle atmosfere mediterranee per esempio della Sicilia stessa lontanissime dalla tetraggine atmosferica della sua Germania.
Nel suo progetto utopico quando viene citato Shakespeare nel suo assunto che noi tutti siamo fatti della stoffa dei sogni (non solo quelli che si fanno dormendo, ma anche quelli della reverie e quelli che esempio i politici e i potenti illuminati possono fare per la loro realizzazione per un mondo migliore soprattutto di pace ma anche di prosperità per tutti e più equa distribuzione dei beni).
Viene in mente L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam che ha teorizzato quello che poi sarebbe stato il pensiero divergente, quello che trova la sua espressione nell’arte, in questo caso nelle arti figurative, nella pittura di carattere naïve, nella scrittura e nella fotografia.
E non può non tornare alla memoria anche il saggio di Duccio Demetrio L’elogio dell’immaturità nel quale viene teorizzato come politically correct un approccio ai vari campi della vita dell’adulto nel suo ritornare consapevolmente ed empaticamente all’età adolescenziale con le sue speranze e il suo verginità morale.
Il discorso articolato di Maurizio Cinquegrani non a caso viene fuori in un’epoca come la nostra con la guerra in Ucraina, l’emigrazione dei profughi siriani e della pandemia, quando i telegiornali come bollettini di guerra su più settori ci riconsegnano il senso di una cultura della morte e del nulla nel creare nelle nostre anime disagio e inquietudine per il nostro futuro personale e quello collettivo dell’umanità.
Tuttavia l’Arancia sorride e ci fa intendere che per tutti si tratta di un tempo prima della felicità e che comunque nel credere nei valori dell’arte e dell’amore erotico e cosmico si può arrivare fin da ora a un riscatto per tutti.
E allora il recupero della forma dialogica da parte dell’autore come se si trattasse di dialoghi di capi di Stato per un migliore futuro del pianeta terra perché sia possibile abitarla poeticamente la stessa terra,
E intensi ed efficaci sono i dialoghi quando lo scrittore e l’Arancia si ritrovano per meditare davanti a un’immagine figurativa dell’autore stesso.
Per esempio esaminiamo l’acquarello su cartone Il mondo sensibile al quale è associato il seguente dialogo.
Arancia: Spiega il disegno che hai fatto. Cosa vedi?
M5G: Un Sole che sorge già alto dalla montagna, con il suo nucleo caldo proietta la luce sul mondo già sveglio.
Arancia: Guarda meglio, cosa vedi?
M5G: Un gabbiano che va a guadagnarsi il pescato in un bellissimo e profondo mare azzurro.
Arancia: Guarda cosa vedi?
M5G: L’opera dell’uomo, le case, i tetti in cotto, una balaustra di legno, un balcone con infiorescenze, forse un simbolo del Barocco.
…..
E nella contemporaneità così travagliata nella quale tutti ci troviamo quale indicibile sollievo le parole dell’acronimo che si è trovato l’autore:
M5G: Vedo una pianta di gardenia, profumatissima e delicata, regala all’essere umano la leggerezza dell’Essere, racchiusa nello spessore dei suoi bianchi petali pesanti.
Un inno corale (per le varie linee di codice) aperto alla speranza di in mondo migliore per tutti e di vera pace e di salvezza attraverso il varco salvifico dell’arte.
Raffaele Piazza
Maurizio Cinquegrani, I Dialoghi dell’Arancia, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 80, isbn 978-88-31497-76-3, mianoposta@gmail.com.
Ci troviamo in una festa di compleanno d’un amico. Uno direbbe, che c’è di particolare…
Insomma, sono parecchio confusa, tra musica disco, regeeton e rumori d’oggi che non riesco a capire, atenti, non quella d’una volta, ché per loro, quella odierna è buonissima come per noi era quella che ascoltavamo. Ma questa d’oggi, per me e tenete in conto la mia precarietà nel udire, è carente di ogni tipo di consistenza, parlo dai ritmi, e per non allungarmi troppo, ai contenuti, in sostanza, le parole.
Sono rimasta troppo indietro, oramai, all’epoca nella quale, quella che ritenevo una semplice ” canzone”, pure essa aveva un contenuto da sminuzzare e trarne un messaggio. E nel frattempo gli anni son passati, in queste ultime decade ci sono state grandi cambiamenti, non sarei in grado di dire se tutti sono stati positivi, un poco di fiuto mi dice in fondo, che non è andata proprio così.
Allora ci troviamo in una disgiuntiva assai complessa, soprattutto per quelli stremammente strutturati o fissati solo ad un tipo d’ideologia, il che genera rifiuto ed in conseguenza astio, verso un tipo di ” società ” che, dai più intransigenti, non viene nemmeno considerata e parlo puntualmente di persone che hanno deciso o capito che il loro sesso con il quale sono nati, non gli rappresenta agli adolescenti d’oggi, fino a quelli che arrivano, con vento a favore, a porto ” sicuro” scappando da orrori diversi ai nostri, perché, conveniamo, direi che non è un momento molto appagante dalle nostre parti.
Torno alla festa; tarda serata, dopo piscina, adolescenti e bambini ormai scarichi, caldo da scoppiare, e pioggia che non si fa viva…
Vengo ripagata nella mia resistenza; un amico francese del festeggiato, sotto il mio sguardo vigile, cosa stava combinando con prese e cavi d’elettricità vari? Abbassa le luci, inizia a creare una certa atmosfera e infine apre un astuccio di misure importanti. Tira fuori un luccicante e splendido sax, ed inizia; ci ha deliziato e ha saputo, tramite questo magnifico strumento, osservando ognuno di noi agli ochi, ad evidenziare con diverse armonie, il nostro stato d’anima più profondo. Melodie ritmiche, altre un pò bohème, note da blues e non potevano mancare quelle del jazz.
Da fridalaloka.com Da fridalaloka.com
Quindi, come dicono I ragazzi oggi… e… niente… è stata un fine serata fantastico. E non rassegnata ma bensì consapevole di dover convivere con la diversità che anch’essa, forse ha il suo perché.
Qualche giorno fa si è svolta la giornata mondiale dell’amicizia voglio parlare di un’amicizia particolare.
Chi lo dice che l’amicizia tra cane e gatto è impossibile?
Spesso, invece, è molto più solida che tra cane e cane e soprattutto tra gatto e gatto.
Fra i due animali si stabilisce un rapporto molto intenso basato sul gioco e sull’aiuto reciproco.
Il cane tende a proteggere il gatto. Amano, oltre che giocare, condividere il momento del riposo.
Quando fa freddo si riscaldano a vicenda strofinando i loro caldi corpi l’uno sull’altro.
Uno dei miei gatti, Lemonsoda, molto spesso amava fare regalini al mio cane Petrus, gettando del cibo dal tavolo e si divertiva ad osservarlo mentre lo mangiava.
La mia cagnolona Stampella si diverte a rincorrere il mio micione Batman. Lui scappa veloce per poi fermarsi di colpo e rotearsi a pancia in su.
Con Havana Batman adora accoccolarsi e dormire in santa pace. Tra le sue zampe si sente protetto.
Attila, gatta dal carattere molto forte, da qui il suo nome, prendeva a schiaffi il povero Oreste dalla cassettiera e lui la guardava adorante.
Bruna, cucciola chihuahua della mia cara amica Angela, adora scatenarsi con la bellissima gatta Nina che sopporta pazientemente tutte le sue scorribande.
Osservando il mio branco noto molto spesso come questa amicizia tra due animali così diversi tra loro, perché cane e gatto sono gli opposti, sia forte, leale e solida.
Quando uno dei due vola sul ponte dell’arcobaleno l’amico del cuore col quale ha stretto questo sodalizio soffre.
Per spreco alimentare si intende qualsiasi sostanza sana e commestibile che in ogni fase della catena alimentare, invece che essere destinata al consumo umano, viene sprecata, persa, degradata. Ogni anno un terzo della quantità totale di cibo prodotto mondialmente viene perso o inutilizzato, un numero corrispondente a ben 1,6 miliardi di tonnellate. Un valore che con il passare del tempo invece che diminuire aumenta; la previsione per il 2030 supera infatti i 2 miliardi di tonnellate di cibo sprecato. Il tipo di spreco alimentare si differenzia in base al paese in considerazione. Infatti, i Paesi in via di sviluppo tendono a concentrare lo spreco nella prima fase, specialmente dopo la raccolta, a causa di tecnologie poco sviluppate e di condizioni climatiche che non permettono una corretta coltivazione. Per i Paesi sviluppati avviene invece il contrario: lo spreco alimentare si concentra nelle fasi di distribuzione e consumo, ovvero le fasi finali della filiera. Questo perché nei Paesi caratterizzati da un’economia stabile le quantità di cibo sono sempre più abbondanti e i consumatori sempre più selettivi, quindi non sempre il rapporto domanda/offerta è in equilibrio. Lo spreco alimentare prende luogo soprattutto all’interno delle case, infatti nel 2021 il cibo buttato nella spazzature assume un valore di 7.37 miliardi, una cifra esorbitante. La frutta fresca è in assoluto la categoria di cibo più sprecata, insieme alle verdure come insalate, cipolle, aglio e tuberi. Tra i cereali, l’alimento che viene più sprecato è il pane fresco; da prestare attenzione anche a latte e derivati. La chiave per evitare tutto ciò sta nell’adottare un’ottica sostenibile, focalizzandosi su piccoli gesti capaci di aiutare il pianeta e gestendo così al meglio il nostro consumo alimentare. Tanto semplice, quanto banale, una buona lista della spesa può aiutare a svolgere l’acquisto di cibo in maniera intelligente. Nel caso in cui, invece, dovessero rimanere degli avanzi dopo i pasti, è bene non gettarli subito, ma conservarli per riutilizzarli o rielaborarli.
Il pane inteso come diritto di tutti diviene strumento di attenzione ai concetti della solidarietà e della coscienza all’esistenza del disagio economico. Con il suo scrivere semplice Rodari arriva dritto al cuore di bambini ed adulti, trasformando la schiettezza democratica di questo alimento in un potentissimo messaggio universale.
Il Pane
S’io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole.
Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia!
*Tutti hanno diritto al pane, come scrive nella sua meravigliosa semplicità Rodari, tutti, bimbi, animali e uomini di tutte le razze e condizioni sociali ma nella realtà c’è chi lo spreca senza riguardo, tonnellate di cibo che per negligenza finisce nella spazzatura in una catena di disequilibrio sempre più intollerabile.