INSONNIA
· di Rebecca Lena · in Racconti. ·

La finestra è un faro nel buio.
Grida rapaci e brividi di alberi; ogni frequenza è un cono di suono. Precipito nel baratro di un sassetto che, non so come, cade, in cucina; di una foglia morta sospinta sulla finestra; di un frullio d’ali impigliate. Insetti che muoiono, e li ascolto perdere memoria del mondo.
Il volume d’aria mi schiaccia e il materasso mi respinge. Le coperte strisciano e si allacciano ai fianchi.
Tutto il mio corpo è vigile al silenzio.
Eppure c’è un filo bianco di aria fresca che d’un tratto mi giunge alle dita, come il naso umido di animale selvatico, fiuta il mio odore e fugge via velocissimo; con un balzo oltrepassa la scrivania e in un attimo si lancia nel vuoto della finestra. Una sottile via lattea si srotola limpida davanti ai miei occhi, lunga chissà quanto. Non saprei definire la sua consistenza ma si direbbe fitta di filamenti segreti. Un rapido calcolo: 13 chilometri, forse. La distanza elastica che mi separa e che mi tiene annodata alla tua mano, ignara, laggiù.
Un cammino bioluminescente mi guida fuori dalla camera, percorro i profili delle colline, sui ventri vuoti del bosco, verso la città. Muschio afoso nelle narici, sfioro coi piedi gli artigli più alti di alberi neri, di lampioni, di terrazze silenziose e cavi elettrici di treni.
Eccomi alla tua finestra aperta. Scosto le tende eppure mi abbracciano, bentornata. Mi lascio scivolare come una piccola bestia senza peso, qui, vicino alle tue dita. Poso il muso sul tuo palmo bianco, poi sul polso più sbiadito, quasi trasparente. Ecco, un bacio impercettibile te lo voglio dare perché tanto non puoi vedermi né sentirmi, è quasi un sospiro. E vorrei anche su tutta questa pelle di sabbia che ti ricopre. Ti ho raggiunto e tu dormi, volto bianco scoperto, io ti guardo quando non mi guardi, da sempre. Non svegliarti mai.
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